Avete mai sentito parlare dei termini “agrobiodiversità” e “diversità in agricoltura”? La gran parte degli italiani conosce il termine, il livello di familiarità e competenza sul tema è, a volte, circoscritto e confinato in una certa genericità. L’aumento della notorietà del lemma nell’ultimo anno, registrata dall’indagine, rivela una crescita della rilevanza della tematica e una più diffusa sensibilità, che si incastona in una più ampia e crescente consapevolezza dei cittadini–consumatori sui temi, da una parte, dell’alimentazione e del food, del valore dell’origine italiana, dall’altra, dell’ambiente.
Una quota di italiani che si avvicina al 90%, sostiene l’importanza della diffusione della conoscenza delle specie biodiverse dei nostri territori tra i cittadini-consumatori ed una percentuale pari sostiene l’importanza delle azioni per la tutela e protezione delle stesse.
A prescindere dal livello di conoscenza e competenza sul tema, non manca quindi nel nostro Paese la consapevolezza dell’importanza di riconoscere e tutelare l’agrobiodiversità. Per questo motivo, 8 italiani su 10 individuano nella proposta di inserire nei menu scolastici prodotti dell’agrobiodiversità un percorso praticabile, utile a diffondere conoscenza, crescendo cittadini consapevoli del patrimonio identitario dei nostri territori.
Se già nella prima edizione dell’Osservatorio sulle biodiversità sono emersi i limiti di conoscenza e informazione dei cittadini sui prodotti e sullo stesso concetto di agrobiodiversità, questo studio mette in evidenza come sia contenuto e parziale anche il livello di conoscenza del profilo di chi della biodiversità si occupa in prima persona e ne è il custode, ovvero gli agricoltori allevatori di prodotti biodiversi. Ancora poco è noto del vissuto di questo segmento di agricoltori così importante perché custode di saperi e tradizioni antiche e a rischio di estinzione.
6 italiani su 10 sanno che si tratta di piccoli produttori, ma l’immagine dell’opinione pubblica è poco definita. Solo 4 italiani su 10 sanno o immaginano che lavorino su paesaggi difficili, che richiedono lavoro manuale. Meno di 4 su 10 pensano ad un agricoltore che guadagna poco e meno di 3 su 10 sanno che stanno in aree socio-economiche penalizzate.
Il 10% non ha alcuna idea del profilo e del vissuto di coloro che in una proposta di legge vengono definiti “agricoltori eroici”.
Più di 8 intervistati su 10 ritengono che gli agricoltori dell’agrobiodiversità siano i primi garanti della sua salvaguardia, che la moderna organizzazione e le tecniche di produzione rischiano di impoverire la biodiversità e che questa vada tutelata anche a scapito della produttività. Tutelare l’agrobiodiversità è importante per i cittadini consumatori per le sue ricadute su diversi fronti: innanzitutto su quello della qualità, il gusto della produzione alimentare e sulla salute, poi sulla conservazione degli ecosistemi, la valorizzazione e bellezza dell’ambiente; vengono segnalate anche possibili conseguenze, da una parte in termini di posti di lavoro, dall’altra sulla protezione delle aree a rischio di dissesto geologico, senza trascurare e il valore economico che si può concretizzare con le esportazioni.
L’opinione pubblica individua molteplici responsabili della riduzione della biodiversità, in primis l’impiego di pesticidi, poi i cambiamenti climatici, quindi la deforestazione e la distruzione dell’habitat, l’introduzione di specie invasive; circa 1/3 dei cittadini indica l’uso eccessivo di nuove tecnologie e la diffusione degli OGM; poco più di 2 intervistati su 3 referenziano la diffusione di monocolture. L’azione di supporto alla tutela delle biodiversità più referenziata dagli italiani è il sostegno ai giovani ad aprire imprese agricole dedicate; quasi la metà riterrebbe utile esportare e far conoscere al mondo i prodotti della biodiversità e parimenti creare un marchio ad hoc che identifichi i prodotti tipici, in via d’estinzione, in modo da renderli riconoscibili al consumatore.
Il canale di distribuzione che, secondo il parere della gran parte degli italiani, sostiene maggiormente i prodotti alimentari della biodiversità è rappresentato dai mercati di vendita diretta dal produttore al consumatore. 3 italiani su 10 indicano i negozi di specialità gourmet ed i negozi specializzati. 7 consumatori su 10 si dichiarano propensi ad acquistare prodotti con un marchio specifico che identifichi la tipicità e il rischio di estinzione anche se costassero un po’ di più.
È ovvio che questa dichiarazione, non corredata da specifiche ulteriori di prodotto, di prezzo e di distribuzione, non può avere valore come quantificazione del mercato, ma sa ben indicare il favore e la disponibilità dei consumatori verso i prodotti dell’agro – bio – diversità, atteggiamento che il trend dei dati segnala in progressiva espansione. Indicazioni più aderenti riguardo ai comportamenti dei consumatori possiamo trarle dalle risposte fornite nell’indagine dai responsabili degli acquisti alimentari, ovvero i soggetti che all’interno dei nuclei familiari sono delegati a fare la spesa: il 33% dichiara che acquisterebbe sicuramente prodotti della biodiversità, un ulteriore 48% dichiara una buona propensione.
Le categorie di prodotti della biodiversità più attrattive a detta dei responsabili degli acquisti seguono un ordine decrescente di preferenza che va dalla frutta e verdura, ai formaggi, ai legumi, ai prodotti con grani speciali e ai salumi, in una gerarchia di scelte che rispecchia bene, oltre che i gusti, anche la diffusione degli stili alimentari attuali e alcuni principi di educazione alimentare che fanno predominare la frutta e la verdura e suggeriscono un contenimento dei consumi di salumi e insaccati.