Uno dei tanti effetti collaterali della guerra in Ucraina, dal punto di vista economico, è l’aumento del prezzo del grano e, in prospettiva, anche di tutti i prodotti che ne derivano come pasta e pane. Questo si ripercuote e si ripercuoterà inevitabilmente anche in Italia poiché, secondo i dati Coldiretti, ne importiamo il 64%.Russia e Ucraina, tra l’altro, sono tra i più grandi produttori della materia prima. Rappresentano, infatti, quasi un terzo del commercio mondiale di grano.
GRANO TENERO E GRANO DURO
Il grano duro, quello della pasta, per ora mantiene un prezzo stabile perché, spiega il Corriere della sera, la percentuale di importazioni è inferiore rispetto a quello tenero, usato per la pasticceria, che invece subisce un importante rialzo a causa della guerra. Una reazione a catena che porterebbe poi all’aumento dell’inflazione. Per Confesercenti, l’aumento dei prezzi delle materie prime importate e dell’energia potrebbe, infatti, portare il tasso di inflazione a toccare il 6% nel 2022, determinando minori consumi per 4 miliardi di euro. “Una situazione – commenta Coldiretti – che nei Paesi più sviluppati sta alimentando l’inflazione; ma per quelli più poveri c’è il rischio del venir meno della stabilità politica, con i prezzi del grano che si collocano sugli stessi livelli raggiunti negli anni delle drammatiche rivolte del pane che hanno coinvolto molti Paesi a partire dal nord Africa come Tunisia, Algeria ed Egitto, che è il maggior importatore mondiale di grano e dipende soprattutto da Russia e Ucraina”.
QUANTO GRANO IMPORTA L’ITALIA
L’Italia dipende molto da Russia e Ucraina per le importazioni di grano tenero e duro. A rimarcarlo sono i dati Istat elaborati dall’ufficio studi di Confagricoltura: da gennaio a novembre del 2021, abbiamo importato dall’Ucraina 122 mila tonnellate di grano tenero e 72 mila dalla Russia, di cui 51 mila di grano duro.
Questo, si legge sul Corriere, “significa che i due Paesi rappresentano circa il 5% del totale delle importazioni italiane di grano tenero (per il grano duro 2,5%). E nel 2020 la percentuale è stata anche più elevata: 6,6% (1,5% di grano duro)”.
PERCHÉ L’ITALIA IMPORTA COSÌ TANTO?
A questa domanda, Coldiretti ha risposto che “l’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori […] perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera”.
QUANTO SONO GIÀ AUMENTATI I PREZZI
Consorzi agrari d’Italia (Cai) ha fatto sapere che dopo nemmeno una settimana di guerra il costo del grano tenero ha subito un aumento del 13% passando da 274 euro a tonnellata agli attuali 310 euro a tonnellata. Coldiretti ha detto che, nella sola giornata del 24 febbraio, subito dopo l’attacco della Russia all’Ucraina, le quotazioni del grano sono balzate del 5,7% raggiungendo il valore massimo da 9 anni a 9.34 dollari a bushel. Stando alle stime Cai, il prezzo dei prodotti agricoli strettamente dipendenti dalle importazioni provenienti da Russia e Ucraina è destinato a salire ulteriormente, mentre al momento non si registrano variazioni sul grano duro, i cui listini risentono soprattutto della mancata produzione in Canada e dei rincari dei costi di produzione.
LE IPOTESI DELLE ASSOCIAZIONI SULL’AUMENTO DEI PREZZI DI PANE E PASTA
Sull’aumento dei prezzi non sono più ottimiste associazioni come Assoutenti, Federalimentari e Assopanificatori-Fiesa Confesercenti. La pasta – fanno notare da Assoutenti – che già a gennaio ha subito un rincaro del 12,5%, potrebbe arrivare a costare il 30% in più rispetto allo scorso anno. Il prezzo del pane, cresciuto del 3,7% lo scorso mese, potrebbe subire aumenti del 10%.
Anche Federalimentari ritiene che il costo della pasta potrebbe superare il 10% e per Assopanificatori-Fiesa Confesercenti vale lo stesso per il pane ma la stima di incremento, sottolineano, è soggetta a diverse variabili, tra cui l’aumento dell’energia e del gas che impatta sul funzionamento di macchine e forni.
Coldiretti ha segnalato che il prezzo del pane fresco in media è già aumentato a gennaio del 3,8% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
LE PREVISIONI DEGLI ANALISTI
“I futures sul grano scambiati a Chicago sono balzati del 12% la scorsa settimana al livello più alto dal 2012”, scrive il Corriere e aggiunge che per gli analisti “è troppo presto per sapere quanto durerà l’impatto alle catene di approvvigionamento determinata dal conflitto in Ucraina”. Secondo loro, infatti, “gli effetti della guerra e delle sanzioni non sono ancora chiari” poiché “molte aziende possono fare affidamento su scorte di componenti e materie prime e il grano ucraino viene esportato principalmente dopo il raccolto a partire da agosto”.