In passato non si immaginava nemmeno cosa fossero, oggi invece la maggior parte ritiene di essere affetto da un’allergia o da un’intolleranza. Eppure solo quando viene eseguito un corretto iter diagnostico soltanto a un decimo di questi soggetti viene confermata una reazione avversa al cibo sospettato. Ma facciamo chiarezza sulle intolleranze, sulle allergie, i sintomi e i test.
- Intolleranza e allergia impariamo a distinguerle!
Allergia e intolleranza alimentare rappresentano fenomeni molto diversi tra loro. L’allergia alimentare è una reazione del sistema immunitario nei confronti di un alimento normalmente assunto senza problemi dalla popolazione generale, con effetti nocivi sulla salute, che si manifesta in tempi relativamente brevi, da pochi minuti a massimo due ore. Un’intolleranza alimentare, al contrario, non coinvolge il sistema immunitario ed è causata da un alimento o da un suo componente con spiacevoli conseguenze che raramente sono immediate. Le persone che soffrono di allergia possono presentare una reazione avversa, anche se entrano in contatto con una piccola quantità dell’allergene, mentre coloro che soffrono di intolleranza sono in grado, in genere, di consumare piccole quantità degli alimenti nocivi senza evidenziare particolari disagi. - I sintomi delle intolleranze alimentari sono prevalentemente gastro-intestinali
Il soggetto affetto da intolleranza alimentare presenta prevalentemente manifestazioni a carico dell’apparato gastro-intestinale: gonfiore gastrico e/o intestinale, difficoltà digestiva, nausea e/o vomito, stipsi o dissenteria, dolori addominali. - Occhio ai test in commercio!
Quando si sospetta una intolleranza alimentare è opportuno rivolgersi a un allergologo esperto nel settore. In ogni caso occorre evitare l’esecuzione dei numerosi test che si trovano in commercio (test di Bryan, Vega test, la Biorisonanza, giusto per citarne alcuni). Una eventuale dieta di eliminazione, basata sui risultati di questi test, potrebbe arrecare, soprattutto in età infantile e adolescenziale, gravi conseguenze carenziali. - L’intolleranza al lattosio si diagnostica solo con il Breath test
Il test del respiro diagnostica scientificamente l’intolleranza al lattosio. In pratica si assume una dose prestabilita di lattosio e si analizzano i gas espirati dal paziente dopo un certo periodo di tempo. La presenza del picco di idrogeno nell’aria espirata è spia di fermentazione intestinale dello zucchero che non viene assorbito da parte della flora batterica del colon. Questo esame, semplice, affidabile e non invasivo, è considerato il gold standard per la diagnosi di intolleranza al lattosio. Oltre al lattosio però il gruppo di alimenti che crea la maggior parte delle intolleranze alimentari per diverse patologie sono: grano, glutine, arachidi, olio d’oliva, uova, carne di maiale pomodoro e lieviti. Approcciarsi a una alimentazione vegetale e naturale al 100% e di qualità artigianale può aiutare a “disintossicarsi”. - Occhio alla sindrome da intossicazione da sgombroidi!
La sindrome da intossicazione da sgombroidi non è una forma di allergia al pesce. Si tratta di una intolleranza/intossicazione alimentare causata dalla ingestione di prodotti ittici contenenti alti livelli di istamina o altre sostanze con proprietà analoghe. In genere è secondaria alla ingestione di pesce avariato ma anche di formaggi o carni contaminate. L’istamina è stabile al calore e quindi, anche se cotto, il pesce contaminato può provocare questa sindrome, così come resiste al congelamento o all’affumicatura. I sintomi caratteristicamente insorgono entro 10-90 minuti dall’assunzione e sono caratterizzati da orticaria, palpitazioni, cefalea, bruciore periorale, sintomi gastrointestinali, raramente sintomi respiratori e cardiocircolatori. La sintomatologia fa erroneamente sospettare una inesistente allergia al pesce.
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