L’oliva, è un frutto molto diffuso nel nostro Paese e quasi tutte le regioni possiedono uliveti. Questo particolare ecosistema rappresenta di per sé un patrimonio da proteggere; a prescindere dalla varietà infatti, per moltissime specie di animali e piante selvatiche l’olivo diviene luogo di rifugio e sopravvivenza. Territori brulli e poco fertili, sono resi diversificati dalla presenza di questo albero meraviglioso, storicamente e culturalmente.
È’ ormai riconosciuta l’esistenza di numerose tipologie di olivi in coltivazione in Italia. Si stima che ci sono più di 500 varietà (cultivar): leccino, casaliva, pisciottana, coratina, moraiolo biancolilla, frantoio, taggiasca, moresca, carolea, ecc. ecc.; ciascuna di essa con caratteristiche diverse che variano da Regione a regione, ma più precisamente, da luogo a luogo.
Piante di ulivi le cultivar più diffuse in Italia
Negli altri paesi come la Spagna e la Francia ne possiedono molto meno: 50-70 al massimo, di cui solo 6-10 sono i più diffusi. In Italia Noi abbiamo più di 500 varietà, di cui quasi quattrocento iscritte ufficialmente nello schedario oleicolo Italiano, capaci di produrre un’infinità di olive d’eccellenza, moltiplicate poi per il numero infinito dei microclimi e qualità dei terreni, ci rende, indiscutibilmente e senza dubbio, i soli protagonisti qualitativi del mercato oleario mondiale. Si contano circa 250 milioni di piante (oliveti italiani), molte delle quali secolari o situate in zone dove contribuiscono al paesaggio e all’ambiente. L’Italia è il secondo produttore europeo di olio di oliva con una produzione nazionale media di oltre 6 milioni di quintali, due terzi dei quali extravergine.
Nella tabella sottostante vengono riportate le più diffuse cultivar (varietà di piante da olive) divise per regione.
Regioni |
Principali cultivar diffusi sul territorio Italiano |
Abruzzo | Cucco, Dritta, Gentile del Chieti, Intosso, Morella, Nebbia, Raja, Toccolana, Castiglionese |
Basilicata | Maiatica, Ogliarola del Bradano, Fasolina, Rapollese |
Calabria | Carolea, Cassanese, Ottobratica, Tonda di Strongoli, Grossa di Gerace, Ciciarello, Roggianella, Sinopolese, Dolce di Rossano, Borgese, Pennulara, Roggianella, Rossanese, Sinopolese,Zinzifarica |
Campania | Pisciottana, Carpellese, Ogliarola, Ravece |
Lazio | Canino, Itrana, Carboncella, Rosciola |
Liguria | Taggiasca, Mortina, Razzola, Colombaia, Pinola |
Lombardia | Grignan, Sbresa, Casaliva, Gargnano, Negrel, |
Marche | Ascolana tenera, Sargano, Olivastra di Montenero, Rosciola di Rotello |
Molise | Cerasuolo, Cerasa e Olivastra di Montenero, Gentile e Saligna di Larino, |
Puglia | Coratina, Cellina di Nardò, Ogliarola barese, Bella di Cerignola, Sant’Agostino, Pizzuta, Leccese, Marinese, Nasuta, Peranzana, Pisciottana (chiamata anche Picholine), Cipressino, Coratina, Leccese, Marinese, Massafranese, Monopolese, Peranzana, Pisciottana Sant’Agostino, Cellina Barese, |
Sardegna | Bosana, Pizz’e carroga, Tonda di Cagliri , Nera di Gonnos , Semidana, Cariasina, Cipressino, Corsicana, Nera di Oliena, Pizz’e carroga Semidana |
Sicilia | Biancolilla, Nocellara del Belice, Nocellara etnea, Santagatese, Minuta, Nocellara Messinese, Ogliarola Messinese, Tonda Iblea, Verdello, Brandofino, Buscionetto Carolea, Calamignara, Cerasuola, Giarraffa, Mandanici, Moresca |
Toscana | Frantoio, Leccino, Ogliarola Seggianese, Pendolino, Belmonte, Ciliegino, Coreggiolo, Leccio del Corno, Maremmano, Melaiolo, Pesciatino, Piangente, Pitursello, Punteriolo, Scarlinese |
Umbria | Moraiolo, Pendolino, Dolce agogia, San Felice |
Veneto | Casaliva, Grignan, Favarol, Fort, Grignano, Rossanel, Leccio del Corno, Razza Rondella |
Friuli Venezia Giulia | Bianchera (Belica), Carbona, Leccio del Corno, Buga |
La richiesta di oli con caratteristiche organolettiche, nutrizionali e commerciali ben definite, ha recentemente rivalutato la funzione delle cultivar come elemento che concorre alla qualificazione delle nostre produzioni olivicole. In particolare, l’olio di oliva, risultato del metabolismo della pianta, è fortemente influenzato dalla cultivar. La tutela di determinate caratteristiche qualitative dell’olio passa attraverso la conservazione e la valorizzazione del patrimonio varietale di un determinato territorio. È possibile così mantenere negli oli quelle caratteristiche organolettiche che ne definiscono la “tipicità” (Denominazioni di Origine, D.O.P. e I.G.P.).
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