La Calabria

QUANTE CURIOSITÀ CONOSCETE SULLA CALABRIA? REGIONE ITALIANA CHE FORMA LA PUNTA DELLO STIVALE, SUL SUO TERRITORIO È POSSIBILE TROVARE SPIAGGE CON MARE CRISTALLINO, IMPONENTI MONTAGNE E ANCHE MERAVIGLIOSI PAESAGGI COLLINARI. NON SI PUÒ DI CERTO DIRE CHE LE MANCHI QUALCOSA, NEMMENO DA UN PUNTO DI VISTA CULINARIO

La Calabria è la punta dello stivale, nell’estremo sud dell’Italia, bagnata dalle splendide acque del Mar Ionio e del Mar Tirreno, separata dalla Sicilia dallo stretto di Messina. La Calabria è un posto unico, da ammirare sia d’inverno che d’estate.

Per coloro che vogliono conoscere il passato di questa terra, culla della Magna Grecia e terra di antichi insediamenti, la Calabria offre un’ampia scelta fra chiese e monasteri, castelli e palazzi, borghi e luoghi dove sopravvivono usi e tradizioni secolari. Le prime tracce della presenza dell’uomo in Calabria risalgono al Paleolitico come testimoniano i ritrovamenti nelle grotte di Praia a Mare. Secondo il mito il pronipote di Noè, mercante semita ed inventore della barca a remi, giunse tre generazioni dopo il diluvio universale sulle sponde dove è stata fondata Reggio. Più tardi, secondo il mito greco, circa 850 anni prima della guerra di Troia, sarebbero dunque giunti Enotrio e Peucezio originari della Siria che, trovando il suolo molto fertile, chiamarono la regione Ausonia in ricordo dell’Ausonide, fertile zona della Siria. Al tempo dei Romani, la regione è stata chiamata Bruttium, dal nome della popolazione dei Bruzi che l’abitava. Poi nel Medioevo prese il nome attuale, grazie all’arrivo dei Calabri dalla Puglia. Ma quali sono le sue curiosità? Quali sono le cose che non conosciamo di questa regione? Cerchiamo di scoprirlo insieme.

Cominciamo dall’Oracolo di Capo Vaticano, a lungo considerato un posto inaccessibile e sacro, con il suo promontorio si affaccia sul Mar Tirreno nella provincia di Vibo Valentia. La magia salta agli occhi già dal nome: Vaticano deriverebbe infatti dal latino Vaticinium, che significa oracolo, responso, a rievocare una leggenda che vuole la punta estrema del promontorio abitata dalla profetessa Manto. A lei si sarebbero rivolti i naviganti prima di avventurarsi tra i vortici di Scilla e Cariddi e lo stesso Ulisse, scampato agli scogli del pericolo, avrebbe chiesto auspici a Manto circa la prosecuzione del suo viaggio. Ricorda le antiche origini di questo mito anche lo scoglio che sta davanti al capo e porta il nome di Mantineo, dal greco Manteuo (dò responsi). Tra le spiagge più suggestive Torre Ruffa, teatro di una triste e leggendaria vicenda. Rapita dai Saraceni, la bella e fedele vedova Donna Canfora si sarebbe gettata dalla loro nave al grido: “Le donne di questa terra preferiscono la morte al disonore!”. Proprio per onorarne il sacrificio il mare cambia colore ad ogni ora ad assumere tutte le sfumature dell’azzurro, colore del velo che aveva sulla testa, mentre l’eco delle onde che s’infrangono contro la battigia altro non sarebbe che lo struggente lamento con cui Donna Canfora saluta ogni notte la sua amata terra.

Il nostro viaggio continua sul monte che sovrasta la cittadina di Palmi, chiamato la Pietra del Diavolo, un uomo dal volto nero, con un gran sacco sulle spalle, si presentò al Santo Elia, che se ne stava in solitaria meditazione. L’uomo, che era il diavolo, aprì il sacco e mostrò al Santo una grande quantità di monete, raccontando che aveva trovato l’ingente fortuna in un casolare abbandonato e pensava di poterla dividere col Santo, il quale, invece, prese le monete e cominciò a lanciarle lungo la strada, mentre rotolavano si tramutavano in pietre nere, di quelle che ancora oggi si possono reperire sul monte, insieme ad un macigno con le impronte di unghie lasciate dal diavolo, prima di spiccare il volo per inabissarsi nel mare.

Se in una calda giornata estiva, passeggiando sullo splendido lungomare reggino che D’Annunzio definì “il più bel chilometro d’Italia”, vi capitasse di vedere paesi e palazzi della costa siciliana deformarsi e specchiarsi tra cielo e mare, vicini a tal punto da distinguerne gli abitanti, non dovete impressionarvi. Siete solo vittime di un incantesimo. È proprio lei: la Fata Morgana. La leggenda racconta che anche Ruggero I d’Altavilla fu incantato dal sortilegio. Per indurlo a conquistare la Sicilia, con un colpo di bacchetta magica la Fata Morgana gliela fece apparire così vicina da poterla toccare con mano. Ma il re normanno, sdegnato, rifiutò di prendere l’isola con l’inganno, impiegando trent’anni per conquistarla.

La forza della Calabria si esprime in maniera chiara nei piatti e nei profumi che la caratterizzano. È molto comune trovare prelibatezze con sfumature e contrasti forti, in cui l’uso del peperoncino la fa da padrone. Genuinità e semplicità sono alla base della cucina calabrese, un tripudio di colori e sapori, capaci di esaltare i prodotti tipici e le materie prime di questa terra. Ciò che spicca di più è un amore sconsiderato nei confronti del piccante, adoperato in tutte le sue varianti e nelle ricette più diverse, dagli antipasti, fino ad arrivare ai dolci. In questa terra non sono i piatti al centro della tradizione culinaria, ma i prodotti tipici della Calabria. Ogni provincia ha le sue materie prime, il suo dialetto e le sue ricette. Non esiste uno schema culinario omogeneo, ma un’eterogeneità che genera una ricchezza unica. La cucina calabrese si basa sulla genuinità delle materie prime. Ogni zona ha il suo ingrediente principe, che viene celebrato nelle diverse ricette. Le conserve sono preparati molto comuni. Di terra o di mare, si tratta di preparazioni che hanno consentito la sopravvivenza dei calabresi nei periodi di carestia, o di assedio dei pirati saraceni.

Agricoltura, pastorizia, viticoltura trovano la loro migliore espressione in questo territorio fertile e accogliente. Salumi e produzioni casearie di qualità rendono il tagliere calabrese una primizia. Regina dei salumi calabresi è senza dubbio la nduja, la più famosa quella di Spilinga, uno degli insaccati piccanti più famosi d’Italia. La gastronomia calabrese vede primeggiare materie prime di eccellente qualità, che rubano la scena a qualsiasi tipo di preparazione. Nel corso degli anni, i prodotti tipici calabresi hanno saputo conquistarsi un posto di favore tra le primizie del Made in Italy, segnando la storia e la tradizione della regione Calabria.

Tra i cibi tipici calabresi più conosciuti e particolari ci sono anche la cipolla rossa di Tropea, il peperoncino, e il bergamotto, un agrume che cresce lungo il versante ionico della provincia di Reggio Calabria e ha un sapore molto forte. Il frutto è amaro, molto acido, ed è adoperato per aromatizzare primi piatti e dolci. È un agrume raro, dal quale si ricava un olio essenziale impiegato sia in cucina che nel settore della cosmesi, nella realizzazione di profumi.

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